Come iniziare lo svezzamento… senza il foglietto anni ’80!
Qualche tempo fa, su Instagram, ho chiesto aiuto e a sostenermi sono arrivate schiere di genitori, nonni e zii, ma anche educatori e personale scolastico che si occupa della somministrazione di cibo ai bambini di nidi e materne – schiere, dico… e non esagero! Persone e persone che, alla mia domanda di condividere lo schema del pediatra – esatto, proprio quello: il famigerato foglietto dello svezzamento – sono accorse inviandomi papiri slavati che hanno tutta l’aria di essere dei prestampati, da una parte estremamente generici, dall’altra dettagliatissimi su come iniziare lo svezzamento.
Ho letto di diete a 4 mesi, di prima pappa solo a pranzo, di parmigiano e grana onnipresenti, di carne tutti i giorni, di rigoroso divieto di alimenti casalinghi sotto l’anno di età, di fragole e pomodoro che guai a proporli, di indicazioni per acque a bassissimo tenore di sali minerali, di minestre bevute – esatto, bevute, non mangiate! – con il biberon, di niente legumi fino agli 8 mesi… Ecco, la lista di queste indicazioni strampalate è così lunga da meritare un approfondimento dedicato. E, allora, eccomi qui a raccontarti quello che non è solo il mio punto di vista di dietista pediatrica. Con questo articolo ti riporto il riassunto prezioso delle indicazioni più aggiornate delle società scientifiche che si occupano di nutrizione della prima infanzia su come avviare al meglio l’alimentazione complementare.
Ho racchiuso le tue principali domande sul tema in 3 sezioni, in cui potrai ritrovare indicazioni circa tempistiche e consistenze adeguate, ragionamenti su come sostituire le poppate per iniziare lo svezzamento, un focus sugli alimenti allergizzanti, il punto sull’autosvezzamento e tanto altro ancora… leggile tutte o vai direttamente al paragrafo di tuo interesse, cliccando sul titolo incluso nell’indice.
- Il quando è importante almeno quanto il come iniziare lo svezzamento!
- «Oggi il piccolo compie 4 mesi: è ora di iniziare con le prime pappe!»
- «Se il bambino gradisce solo il latte, la frutta e le pappe dolci sono l’ideale per avviare lo svezzamento!»
- «Si inizia solo ed unicamente con gli omogeneizzati ed i liofilizzati: è lo svezzamento tradizionale!»
- «Per gli alimenti allergizzanti si aspetta l’anno di età!»
- Dalla poppata al cibo dei grandi
- «E adesso sostituiamo la poppata/il biberon del pranzo!»
- «Ora che stiamo pianificando come iniziare lo svezzamento, la pappa si fa a mezzogiorno!»
- «I nuovi alimenti sempre e solo a pranzo, mi raccomando!»
- «Prima il tuorlo dell’albume e le fragole mai sotto l’anno!»
- Schema fisso tradizionale o autosvezzamento: quale scegliere?
- Bibliografia e sitografia
E tieniti forte, perché dopo questo articolo vedrai lo schema del pediatra sotto tutta un’altra luce!
Il quando è importante almeno quanto il come iniziare lo svezzamento!
Tempo di lettura di questa sezione: 14 minuti
In questa prima sezione ti riporto le tempistiche suggerite per avviare l’alimentazione complementare di un bambino che non vive criticità particolari. In altre parole: se tuo figlio è nato a termine, mostra un accrescimento staturo-ponderale adeguato e segni di vitalità allineati alla fase di crescita, potrai iniziare lo svezzamento a sei mesi, in accordo con il pediatra. Infatti, anche in caso di molte delle più frequenti condizioni e patologie che si manifestano nella primissima infanzia – penso alla malattia da reflusso gastro-esofageo, alle coliche intestinali ed ad altri disordini funzionali del sistema digerente – non c’è necessità di anticipare l’alimentazione complementare [1, 2], che deve essere avviata a 180 giorni di vita.
Vedrai come introdurre sin da subito il più ampio ventaglio possibile di alimenti è la strategia nutrizionale oggi maggiormente validata dalle indicazioni nutrizionali per una sana alimentazione: Non è più raccomandato, infatti, attendere l’anno di età per i famigerati alimenti allergizzanti, a maggior ragione in bambini a basso e medio rischio allergico.
Riguardo a come iniziare lo svezzamento, ovvero alla modalità preferita dai genitori e caregiver, invece, mi sento di dire che la famiglia può scegliere il suo personalissimo approccio – tradizionale con le pappe o autosvezzamento o un misto tra i due metodi – avendo cura di non proporre alimenti contenenti zucchero (con un’attenzione particolare ai cibi appositamente formulati per l’infanzia, come omogeneizzati e pappe dolci), di ridurre il consumo di sale (non aggiungendolo ad eventuali preparazioni casalinghe) e di aggiornarsi sui tagli in sicurezza, che riducono il rischio soffocamento per il piccolo che si affaccia all’avventura della sana alimentazione in famiglia.
Continua a leggere perché ti consegnerò tante, ma tante informazioni. E lo farò prima riportandoti le raccomandazioni datate e superate (non puoi sbagliare: le ho evidenziate con questo colore), poi rispondendo alle tue domande con grande precisione! Clicca sulla freccia (➡) ed esplora tutto quello che ho da dirti!
«Oggi il piccolo compie 4 mesi: è ora di iniziare con le prime pappe!»
Questo è ciò che ancora oggi si sente dire di fronte ad un bimbo piccolo, anzi, piccolissimo in perfetta buona salute… ma divezzare un neonato di 4 mesi non è una buona idea! Nelle prossime righe troverai le indicazioni più aggiornati delle principali organizzazioni che si occupano di nutrizione della prima infanzia.
Sento ancora di troppi genitori che, sventolando il foglietto del pediatra, mi raccontano che è stato loro suggerito di iniziare con le prime pappe a 4 mesi. Ecco, su questo argomento mi sono espressa più volte, ma è bene ribadire un concetto fondamentale: un bambino in buona salute non ha necessità di iniziare lo svezzamento prima dei 6 mesi di vita.
A dirlo è prima di tutto l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che raccomanda l’allattamento esclusivo per i primi 6 mesi [3]. Anche altre eminenti società scientifiche si sono espresse in tal senso: l’ESPGhAn, l’EFSA e l’AAP hanno confermato l’adeguatezza nutrizionale del latte materno [4, 5, 6] per i primi 180 giorni per la maggior parte dei bambini. E, in ogni caso, non si deve avviare l’alimentazione complementare prima di raggiungere tappe fondamentali di prontezza neuro-motoria.
Questo argomento mi sta così a cuore che non solo l’ho trattato in un articolo che puoi recuperare a questo link, ma ne ho fatto anche un webinar gratuito!
«Se il bambino gradisce solo il latte, la frutta e le pappe dolci sono l’ideale per avviare lo svezzamento!»
Caro genitore, sei proprio sicuro che sia così? E sei proprio sicuro che frutta e pappe dolci per neonati siano equivalenti? Non ti nego che questa domanda sia molto interessante… e la ricevo più spesso di quanto possa sembrare. Ti spiego perché è sbagliato paragonare questi due alimenti diversissimi.
Implicitamente, questo interrogativo mette sullo stesso piano la frutta e le pappe dolci. Intendiamoci, non ho davvero nulla da dire nei confronti della frutta, che nel corso dei primi assaggi può anche essere proposta sotto forma di omogeneizzato. L’unico consiglio che posso dare se scegli di avviare lo svezzamento con questo tipo di consistenze è di modificarne gradualmente la forma, proponendola, appena il bimbo sarà pronto, rispettando i tagli sicuri. Quello che invece mi lascia perplessa sono le pappe dolci.
Per chi non le conoscesse, le pappe dolci sono dei prodotti formulati per l’infanzia venduti in farmacia, al supermercato o in shop on line. Si tratta di alimenti che, per il loro contenuto zuccherino e la loro consistenza sono molto graditi ai bambini piccolissimi, naturalmente propensi al gusto dolce e che non possiedono grandi capacità masticatorie… ma che di fatto non apportano alcun vantaggio nutritivo. È vero: sono addizionate di vitamine e minerali, ma il loro uso non fa altro che allontanare i piccoli da consistenze più definite, importanti nella dieta equilibrata sin dall’infanzia, e avvicinarli ad una ricerca smodata di cibi zuccherini, dannosi per la salute metabolica e dentale [5, 7].
E, per chi avesse ancora dubbi, ci sono molte differenze tra lo zucchero contenuto nella frutta intera (non sto parlando del succo di frutta o delle bibite al gusto frutta, mi raccomando) e lo zucchero aggiunto che ritroviamo tra gli ingredienti di questi prodotti per l’infanzia. Una di queste differenze risiede proprio nel gusto, che per i vegetali non è mai smaccatamente dolce, anzi… si può dire che, in un certo senso, alleni i piccoli ad un ventaglio di sapori, come l’acido, l’amaro e le note astringenti, rendendo i bimbi più indipendenti dalla ricerca continua di sapori melensi [8].
Insomma: mentre gli alimenti per l’infanzia come le pappe dolci non hanno un reale valore aggiunto e rischiano di sbilanciare l’equilibrio nutrizionale se se ne fa un uso reiterato, la frutta può far parte di una dieta bilanciata fin dai primi assaggi. Può essere proposta durante gli spuntini o in occasione dei pasti principali, affiancando – senza sostituire, e lo vedremo meglio nel prossimo capitolo – la poppata. Cerca, però, di abbandonare l’uso esclusivo di puree ed omogeneizzati appena il piccolo dimostra capacità adeguate di gestire alimenti dalle texture diverse.
Ah: un’ultima cosa! Se il bambino gradisce solo il latte… non c’è alcun motivo per forzarlo ad assaggiare nuovi alimenti allo scoccare dei sei mesi! Quello che puoi fare, invece, è di portarlo a tavola con te, creando un ambiente sereno e invogliando la sua curiosità nei confronti del cibo. Vedrai che magia si compirà presto e senza forzature!
«Si inizia solo ed unicamente con gli omogeneizzati ed i liofilizzati: è lo svezzamento tradizionale, caro genitore!»
Ci sono tanti modi per avviare lo svezzamento nei neonati e le puree e le consistenze cremose costituiscono l’approccio tradizionale. Ma non è detto che sia il metodo giusto per te! Sopreso? Continua a leggere e ti spiego tutto!
L’approccio tradizionale all’alimentazione complementare prevede l’introduzione delle pappe. La loro consistenza cremosa, così come gli alimenti proposti sotto forma di omogeneizzati o liofilizzati, oppure serviti generalmente frullati o schiacciati e con il cucchiaino, mostrano numerosi vantaggi:
1. miglior controllo dell’alimentazione del piccolo;
2. minor disordine nell’area della pappa;
3. maggior quantità di cibo assunto;
4. maggior sicurezza di rispettare i fabbisogni del piccolo per un genitore che non si sente pronto a preparare una pappa equilibrata, oppure non ha una dimestichezza tale ai fornelli da cimentarsi in deliziosi manicaretti e preferisce delegare agli alimenti per l’infanzia.
I risvolti positivi sono, quindi, perfettamente comprensibili!
A questi si affianca, tuttavia, l’importante svantaggio di ritardare il momento in cui il piccolo entrerà in contatto con consistenze diverse dalle creme, se la proposta delle pappe si protrae a lungo e non si limita ai primissimi assaggi. E questa situazione potrebbe comportare una difficoltà nel mangiare altri sapori e texture [9].
Ulteriore nota di demerito del mondo delle pappe è la possibile ansia vissuta dell’adulto: «Il mio bambino mangerà abbastanza?», «Il pasto che sto proponendo è davvero equilibrato?», «E se ha ancora fame gli do altra pappa?», «E se non ha fame devo insistere perché mangi?». Questa difficoltà potrebbe essere superata con un tipo di svezzamento differente, come l’autosvezzamento. Chiamato anche BLW (dall’inglese Baby-Led Weaning), l’autosvezzamento è una tecnica che prevedere di modificare i cibi perché siano facilmente gestiti in autonomia dai più piccoli appena raggiungeranno le competenze adatte per cominciare lo svezzamento e, quindi, ridurre al minimo il rischio di soffocamento [10, 11]. L’autosvezzamento potrebbe fare al caso di molte famiglie. Il trucco è bilanciarlo sui reali fabbisogni del bambino durante il suo viaggio di scoperta nel colorato mondo della sana alimentazione.
So che vuoi saperne di più: ne ho parlato approfonditamente nel videocorso che ho dedicato allo svezzamento – alimentazione complementare, il primo corso italiano che, oltre alle nozioni fondamentali dei tagli in sicurezza, agli ebook dedicati all’introduzione degli alimenti allergizzanti e alle risposte alle domande frequenti sull’alimentazione complementare, mette a tua disposizione un gruppo Facebook gestito da esperti in grado di aiutarti a risolvere tutti i tuoi dubbi su come iniziare lo svezzamento del neonato.
«Per gli alimenti allergizzanti si aspetta l’anno di età!»
Beh: questo si suggeriva fino a non molto tempo fa, ma le ultime indicazioni sull’argomento indicano di introdurre presto anche gli alimenti allergizzanti. Il motivo? Un precoce incontro con gli allergeni favorisce la tolleranza immunitaria!
Fammi spendere due parole per spiegarti al meglio questa tematica. Bambini che non possiedono un rischio allergico particolarmente elevato, diminuiscono ulteriormente la possibilità di sviluppare un’allergia alimentare con l’introduzione precoce di tutti quelli che sono noti come allergeni alimentari [12].
Lo so: questa affermazione è in netto contrasto con la pratica che veniva seguita fino a non molti anni fa e capisco che aleggi ancora una certa confusione sul tema. Siamo in tanti ad essere cresciuti anche oltre i 12 mesi prima di aver assaggiato arachidi e altra frutta a guscio, uova e latte vaccino, pesce e crostacei, glutine e soia, ovvero gli alimenti ed i composti che, da soli, coprono più del 90% di tutte le reazioni allergiche alimentari.
Gli studi che abbiamo oggi a nostra disposizione, tuttavia, ci hanno permesso di abolire tale raccomandazione. Anzi, è stato visto che ritardare la somministrazione di alimenti allergizzanti non ha affatto diminuito la casistica di allergie alimentari – al contrario! Ecco perché si suggerisce di anticipare entro l’anno la somministrazione di questi cibi, per gestire al meglio il rischio allergico [13, 14]. Ne ho parlato meglio in un articolo dedicato, a cui ti rimando per scoprire come farlo al meglio!
Se, però, il tuo bambino è un bimbo ad elevato rischio di sviluppare un’allergia alimentare, ti consiglio di rivolgerti al tuo pediatra di fiducia per essere indirizzato in questo percorso. Non solo: potrebbe essere utile contattare un allergologo pediatra che sappia studiare con te ed il tuo piccolo il modo migliore per procedere all’introduzione dei cibi pericolosi.
Dalla poppata al cibo dei grandi
Tempo di lettura di questa sezione: 11 minuti
Dedico questa sezione ad una serie di concetti fondamentali che ti aiuterà a cambiare prospettiva sull’alimentazione complementare del neonato.
E inizio col dire che la parola stessa svezzamento, in realtà, è un termine improprio perché i bimbi non devono perdere alcun vezzo. Anzi, proviamo a cambiare prospettiva: l’alimentazione complementare è quanto di più distante ci possa essere da uno svezzamento, in quanto si tratta di un… avvezzamento al cibo dei grandi!
Appurato questo concetto forse banale, ma mai scontato, ti indicherò quale poppata sostituire con i primi assaggi – spoiler: nessuna! –, per poi sottolineare a che ora dovrebbe mangiare il piccolo, perché è opportuno introdurre nuovi alimenti nella prima parte della giornata e smentirò la prassi ancora troppo consolidata dei cronoinserimenti.
Ma, prima di rispondere alle tue domande su questi argomenti, ti ricordo un passaggio fondamentale che costituisce il filo conduttore di questa seconda parte a tema “come iniziare lo svezzamento”: i primi assaggi coincidono con il momento in cui il latte materno e/o artificiale non soddisfa più le esigenze nutrizionali del bambino. Per garantire una crescita ed uno sviluppo sani, infatti, i fabbisogni aumentati del neonato devono essere soddisfatti con l’aggiunta di nuovi cibi oltre al latte e non con la loro sostituzione al latte. Se ti sembra una questione secondaria ed irrilevante, questa, caro genitore, non lo è! È stata la stessa OMS ormai oltre 30 anni fa a proporre l’introduzione del termine alimentazione complementare (dall’inglese, complementary feeding) per descrivere il viaggio di scoperta del mondo della sana alimentazione, senza abbandonare il significato positivo dell’allattamento per tutta la durata dello svezzamento [15].
Come ho fatto nella prima sezione, ho evidenziato le informazioni non aggiornate con questo colore, per poi dirti delle ultime indicazioni sull’argomento! Pronto a scoprirle tutte? Non dimenticarti di cliccare sulla freccia (➡) e di leggere tutto quello che ho da dirti!
«E adesso sostituisca la poppata/il biberon del pranzo!»
Inizio subito con questa importante informazione: chiamiamo lo svezzamento con il suo nome, ovvero alimentazione complementare e non alimentazione sostitutiva! L’alimentazione complementare è un processo graduale che porta il neonato che segue una dieta esclusivamente lattea a gustare i cibi familiari. Inevitabilmente, ci sarà un momento in cui latte ed alimenti solidi coesistono. Questo percorso, a tutti gli effetti, non è una sostituzione, ma un’aggiunta all’alimentazione a base di latte e possiede una durata variabile per ogni bambino. Di solito si conclude intorno ai 18-24 mesi, età in cui il bimbo mangia oramai con competenza alimenti dalle consistenze e dai sapori variegati, tipici di una dieta equilibrata [15].
Su come gestire al meglio la contemporanea presenza di svezzamento e allattamento ho scritto un approfondimento che ti lascio scoprire… perché ti farà davvero capire cosa si intende con alimentazione complementare!
Qui, invece, ti ribadisco un concetto cardine: il latte rimane un’importante fonte di nutrimento per tutto il primo anno di vita [3], ma può capitare che tuo figlio perda interesse nei suoi confronti molto velocemente, gradendo tutto quello che gli viene offerto da mangiare… oppure che si limiti a piccoli assaggi di cibi solidi per mesi e mesi.
In base alla storia personale del piccolo, se il latte rimane un alimento predominante – ma davvero predominante – dopo una certa età, starà al pediatra prendere in considerazione un’eventuale integrazione con ferro. Questo micronutriente, infatti, è particolarmente importante perché indispensabile per lo sviluppo del sistema nervoso del piccolo, ma carente e scarsamente assorbito dal latte, sia materno che formulato. È opportuno, quindi, valutare la dieta del tuo bambino analizzandola con attenzione prima di qualsiasi intervento corretto!
«Ora che stiamo pianificando come iniziare lo svezzamento, la pappa si fa a mezzogiorno!»
Beh, probabilmente a questo punto lo intuisci con grande facilità perché ne ho parlato più volte nel corso di questo articolo: come iniziare e come non iniziare lo svezzamento è un affare di famiglia! Ecco perché è importante trovare un equilibrio tra il rigoroso rispetto di orari stabiliti ed assecondare la fame (e la curiosità) del bambino.
Con l’occasione facciamo il punto e consultiamo la nostra check list mentale: durante la gravidanza il piccolo ha avuto accesso incondizionato ai nutrienti tramite la placenta ed il cordone ombelicale. Nel corso dell’allattamento ha sperimentato il digiuno, come intervallo di tempo tra le poppate, che si sono susseguite a richiesta, secondo i principi dell’alimentazione responsiva [16]. Ma con i primi assaggi gli alimenti vanno proposti ad un orario stabilito? E che orario rispettare?
Con l’avvio dell’alimentazione complementare, non è necessario implementare un programma fisso. Però, il consiglio che generalmente do ai genitori, considerando anche la convenzione di mangiare ad orari stabiliti, è di inserire una routine quotidiana flessibile ma coerente. Rispettare l’orario previsto per i pasti familiari, quindi, per i primi assaggi, potrebbe aiutare durante il percorso fisiologico di scoperta della sana alimentazione. Ma non preoccuparti se il tuo piccolo mangia poco, inizialmente: l’approccio agli alimenti potrebbe essere spiazzante per lui. Potrai aiutarlo ad accettare questa novità riproducendo le dinamiche dei pasti, di modo che siano normalizzate e acquisiscano una valenza relazionale oltre che nutritiva [15]. Dopotutto è l’UNICEF a raccomandare che anche lo svezzamento proceda secondo i canoni dell’alimentazione responsiva [17].
«I nuovi alimenti sempre e solo a pranzo, mi raccomando!»
Penserai ad un colpo di scena leggendo le prossime righe: non solo sostengo questa indicazione – quasi! –, ma la raccomando a tutti coloro che si stanno avviando verso l’alimentazione complementare del neonato. Per non smentirmi, però, ho detto quasi!
La ragione di questa indicazione risiede nella possibilità di intercettare eventuali reazioni indesiderate al cibo. L’American Academy of Allergy, Asthma and Immunology, in una raccomandazione rilasciata nel 2013, fornisce consigli pratici alle famiglie per muoversi al meglio al momento dell’introduzione di nuovi alimenti [18]. Suggerisce di nadare ad introdurre:
1. un nuovo alimento ogni tre-cinque giorni;
2. i cibi a casa (e non al nido);
3. piccole quantità, per poi aumentarle gradualmente nell’arco di alcuni giorni.
L’indicazione di procedere nelle prime ore della giornata deriva da un reale senso pratico. La maggior parte delle reazioni allergiche si verifica, infatti, entro due ore dall’ingestione e, spesso, entro pochi minuti. L’introduzione di un allergene al mattino o, al più tardi, al pasto del pranzo, ti consente di osservare il piccolo durante il susseguirsi delle ore. Ed, eventualmente, intercettare eventuali problematiche [19].
Solo che non è sempre possibile seguire questa prassi: i piccoli che frequentano i nidi tutti i giorni, infatti, non potranno assaggiare a pranzo nuovi alimenti. E lo so bene che, spesso, la colazione cade a ridosso dell’uscita da casa per le attività del mattino, divenendo un pasto abbastanza sfortunato per questo tipo di esplorazione.
Come si fa, allora? Si usa il buon senso! Dove possibile, invito a seguire l’indicazione che ti ho riportato, specialmente se si parla degli allergeni più comuni. Tuttavia, per un bambino a basso e medio rischio allergico, sempre in accordo con il pediatra che ne segue la crescita, è possibile procedere ai nuovi assaggi alla prima occasione utile!
Lo stesso discorso è valido per il mantenimento di quella che prende il nome di tolleranza immunologica. Te la spiego così: un genitore che valutasse come iniziare lo svezzamento, non deve pensare di aver terminato il proprio compito proponendo una volta solamente un cibo allergizzante. Ciò che per solito si consiglia è di includere i più comuni allergeni 2-3 volte a settimana. Questa frequenza di esposizione ha proprio lo scopo di prevenire le allergie alimentari. Eppure non occorre stressarsi all’inverosimile se non si riesce a seguire questo ritmo o se il tuo bambino non consuma l’intera porzione di alimento prevista quel giorno: anche porzioni e frequenze ridotte sono piuttosto utili allo scopo di aumentare la tolleranza [20].
«Prima il tuorlo dell’albume e le fragole mai sotto l’anno!»
Parliamo adesso dei famigerati cronoinserimenti: avrai di certo trovato qualche accenno nei paragrafi precedenti, ma non potevo non proporti una riflessione dedicata sul tema.
Sei anche tu ti stai facendo queste domande, sappi che i tuoi stessi dubbi sono condivisi da molti genitori. Solo recentemente, infatti, è stato possibile verificare che ritardare l’introduzione di alimenti allergizzanti nella dieta del lattante a rischio atopico non previene lo sviluppo di allergia. Anzi, proporre cibi tipicamente considerati pericolosi è non solo prassi accettata, ma perfino raccomandata per aggiungere varietà ad un’alimentazione sana che si sta costruendo giorno dopo giorno. Insomma: quelli che un tempo venivano chiamati cronoinserimenti non sono più consigliati dagli specialisti.
Con un’unica eccezione: nelle zone con un’alta prevalenza di allergia alle arachidi, è raccomandato inserirle nella dieta del lattante a rischio di allergico. E di farlo non oltre gli 11 mesi, solo dopo aver proposto l’uovo intero (ben cotto) [15].
Schema fisso tradizionale o autosvezzamento: quale scegliere?
Tempo di lettura di questa sezione: 5 minuti
Non potevo non riportare in una sezione almeno un accenno ai due metodi oggi più seguiti per avviare l’alimentazione complementare, ovvero l’approccio convenzionale con le pappe e l’autosvezzamento. E non posso non iniziare sottolineando un’ovvietà, ovvero che chi ti parla di svezzamento è qualcuno che c’è già passato: di solito sono i nonni e gli altri genitori che si sono occupati dell’alimentazione complementare di un piccolino e ti raccontano della loro esperienza. Ma, tra chi ti dice che l’autosvezzamento sia ormai una prassi accettata e promossa e chi proprio lo schema del pediatra non lo vuole mollare ci sono io… che ti ricordo che l’alimentazione complementare può anche non essere incasellata da una parte o dall’altra.
È molto importante, poi, al momento della scelta del metodo da adottare, considerare le abitudini della famiglia. Nelle mie consulenze ribadisco l’importanza di supportare i genitori, non imponendo una soluzione, ma studiandola sulle necessità del piccolo che si approccia al cibo e su quelle della sua famiglia. Chiudo questa parentesi ricordandoti che, sia nel caso di uno svezzamento tradizionale, sia nel caso di un modello di alimentazione complementare sul tipo dell’autosvezzamento, il piccolo dovrebbe continuare ad assumere latte [3], in quanto alimento principale della sua dieta per tutto il primo anno di vita. E, aggiungo, che deve avere la possibilità di esercitarsi nel mangiare in autonomia entro i 9 mesi [21, 22], qualsiasi sia il tipo di approccio prediletto.
Il parere della dietista pediatrica
Non c’è un modo giusto ed un modo sbagliato per avviare l’alimentazione complementare del tuo bambino. Mi preme dirlo chiaramente, perché, in caso fosse la prima volta che leggi il mio blog, forse ti starai chiedendo che cosa suggerisco io, in qualità di dietista pediatrica. Cosa diversa è se invece hai già letto qualche mio approfondimento o hai acquistato il mio videocorso sullo svezzamento – alimentazione complementare. In questo caso saprai che tengo tantissimo a sottolineare che l’alimentazione complementare non deve essere incasellata in dogmi non necessari. Una combinazione di alimentazione con il cucchiaio e di autoalimentazione con finger food è l’approccio che favorisco, non solo perché i piccoli dovrebbero iniziare presto in autonomia [21, 22], ma anche perché una simile modalità incoraggia l’indipendenza, la sperimentazione, ma anche lo sviluppo di abilità fini [9, 22, 23].
Quello che spero di fare, qui e sui miei canali social, è di permetterti di prendere decisioni informate sul tema, per scegliere in autonomia. È – perché no? – passare fluidamente da un primo approccio con le pappe ad un autosvezzamento coi fiocchi… avendo l’accortezza di eseguire i tagli sicuri!
Ma magari di questo (e di altri argomenti) parliamo in un’altra volta!
Ancora due parole sullo schema del pediatra
Caro genitore, siamo arrivati alla fine di questo lungo articolo, in cui tengo ad aggiungere ancora una piccola parentesi, prima di concludere. Conosci bene la profonda stima che nutro nei confronti dei pediatri, ma meglio ribadirla. Trovo impareggiabili l’impegno e la dedizione di questi medici e la loro infinita destrezza nell’analisi clinica perfino del sintomo più impercettibile! Insomma: sono davvero Professionisti con la p maiuscola e non mi stancherò mai di ripeterlo! Ma – ti aspettavi un ma, giusto? – si occupano di medicina ed il passaggio dall’alimentazione esclusivamente a base di latte alla dieta familiare non è un atto medico, ma un’emozionante tappa di scoperta che viene fin troppo spesso medicalizzata.
Ecco perché in queste ultime righe è utile ripetere anche che lo schema fornito dal pediatra non è una prescrizione nutrizionale. Questo aspetto deve essere estremamente chiaro nella testa di tutti. Si tratta, piuttosto, di una raccolta di suggerimenti basati sulla sua esperienza e che potrebbero non coincidere con le più moderne linee guida sul tema.
Perché, allora, ancora con questi foglietti che dicono ai genitori come iniziare lo svezzamento? Le ragioni sono molteplici e in parte dipendono da noi, che cerchiamo di risolvere le nostre comprensibili insicurezze rivolgendoci ad un parere autorevole. Che, però, non sempre è in grado di darci tutte le risposte!
Io mi sono messa in gioco per farlo e sono certa che, dopo aver letto questo articolo, molti dei tuoi dubbi saranno risolti. Ma per molto, ma molto altro sul tema ti invito al mio videocorso: un pacchetto irrinunciabile che comprende gli approfondimenti sull’alimentazione complementare e sui tagli sicuri che non puoi davvero perdere se vuoi avere tutte le informazioni su come iniziare lo svezzamento con il piede giusto!
Ti va di aiutarmi a diffondere le informazioni che ho condiviso? Clicca sul tasto condividi questo articolo che trovi dopo la bibliografia che ti allego di seguito e invialo a tutti quelli che potrebbero essere interessati a far luce su come iniziare lo svezzamento al meglio!
Bibliografia e sitografia
[1] Gastro-oesophageal reflux disease in children and young people: diagnosis and management. London: National Institute for Health and Care Excellence (NICE); 2019 Oct. PMID: 31944641.
[2] SIPPS. CONSENSUS 2015. I disordini funzionali gastrointestinali in età prescolare Supplemento al numero 3 – 201. Consultato il 15 maggio 2024 via https://www.sipps.it/pdf/rivista/anno10/1_3ss_2015.pdf.
[3] WHO Guideline for complementary feeding of infants and young children
6–23 months of age. Geneva: World Health Organization; 2023. Licence: CC BY-NC-SA 3.0 IG. Consultato il 15 maggio 2024 via https://iris.who.int/bitstream/handle/10665/373358/9789240081864-eng.pdf?sequence=1.
[4] Fewtrell M, Bronsky J, Campoy C, Domellöf M, Embleton N, Fidler Mis N, Hojsak I, Hulst JM, Indrio F, Lapillonne A, Molgaard C. Complementary Feeding: A Position Paper by the European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology, and Nutrition (ESPGHAN) Committee on Nutrition. J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2017 Jan;64(1):119-132. doi: 10.1097/MPG.0000000000001454. PMID: 28027215.
[5] EFSA NDA Panel (EFSA Panel on Dietetic Products, Nutrition and Allergies), 2013. Scientific Opinion on nutrient requirements and dietary intakes of infants and young children in the European Union. EFSA Journal 2013;11(10):3408, 103 pp. doi:10.2903/j.efsa.2013.3408.
[6] Meek JY, Noble L; Section on Breastfeeding. Policy Statement: Breastfeeding and the Use of Human Milk. Pediatrics. 2022 Jul 1;150(1):e2022057988. doi: 10.1542/peds.2022-057988. PMID: 35921640.
[7] AAP. Added sugar in kids’ diets: How much is too much? 2019. Consultato in 15 maggio 2024 via https://publications.aap.org/aapnews/news/7331.
[8] Blossfeld I, Collins A, Boland S, Baixauli R, Kiely M, Delahunty C. Relationships between acceptance of sour taste and fruit intakes in 18-month-old infants. Br J Nutr. 2007 Nov;98(5):1084-91. doi: 10.1017/S0007114507749231. Epub 2007 May 23. PMID: 17521470.
[9] Coulthard H, Harris G, Emmett P. Delayed introduction of lumpy foods to children during the complementary feeding period affects child’s food acceptance and feeding at 7 years of age. Matern Child Nutr. 2009 Jan;5(1):75-85. doi: 10.1111/j.1740-8709.2008.00153.x. PMID: 19161546; PMCID: PMC6860515.
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