Obesità: che cos’è e come affrontarla in famiglia


Obesità: che cos’è e come affrontarla in famiglia
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Obesità: che cos’è e come affrontarla in famiglia

Tempo di lettura: 11 minuti

Con questo articolo desidero affrontare un tema molto complesso che, durante la mia carriera di dietista esperta in alimentazione per famiglie, ho visto fin troppe volte banalizzare, prendere alla leggera e, in certe occasioni, non comprendere approfonditamente come invece meriterebbe: ti parlo di obesità.

L’obesità è una patologia cronica che richiede interventi medici specifici e multidisciplinari. Recentemente, la Società Italiana di Endocrinologia (SIE) ha sottolineato che non può essere attribuita semplicemente a uno stile di vita scorretto e questo concetto è essenziale per superare i pregiudizi ancora molto radicati.

Nel mio piccolo spero di aiutare a fare chiarezza su questa patologia, tanto diffusa quanto, ancora oggi, poco conosciuta.

Obesità: non è una questione di forza di volontà

È opinione diffusa che chi soffre di obesità sia colpevole della propria patologia – hai letto bene, si tratta di una patologia. Frasi come «Sei pigro», o «Basta impegnarsi di più» sono purtroppo molto comuni ma perdono di vista il quadro più ampio. Ormai è noto, infatti, che questa malattia è una condizione cronica che richiede un intervento continuo per la sua gestione, per prevenirne l’aggravarsi ed evitare le sue complicanze. A fare il punto sono organizzazioni e società scientifiche di altissimo profilo, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità all’Associazione Medica Americana, dal Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie alla Società Italiana di Endocrinologia.

Le parole hanno un loro peso, anche per le persone con obesità

D’altra parte oggi sappiamo. Sappiamo che, in quanto vera e propria malattia, il discorso è molto complesso. Soprattutto, la persona non ha colpa e necessita di supporto né più né meno che come sarebbe opportuno avvenisse per qualsiasi altra patologia. Diresti mai a una persona con diabete di impegnarsi di più per evitare l’insulina? Oppure a qualcuno con una gamba rotta di provare a camminare meglio così può non mettere il gesso? Credo proprio di no e l’obesità va trattata proprio così: con approcci scientifici e professionali, non mortificando o alludendo a fantomatica pigrizia. E, per farlo, è bene iniziare dalle parole, che hanno sempre un loro peso.

Parlare di persona obesa è ben diverso rispetto a parlare di persona con obesità: utilizzare questa modalità di rivolgersi a coloro che ne sono interessati ha una connotazione più neutra, scinde l’individuo dalla patologia e concentra l’attenzione sulla condizione di salute piuttosto che sull’identità personale. Questo approccio denota una maggiore sensibilità e aiuta ad allontanare lo stigma che persegue le persone, cercando, piuttosto, di promuovere la dignità e il rispetto che tutti noi meritiamo.

Perché, a volte, dieta e movimento non bastano per perdere peso

Proprio per la complessità della malattia, sono pochi i casi in cui dieta e movimento sono sufficienti per perdere peso. Per comprendere come mai questo accade occorre dare una risposta lunga e articolata, ma penso sia necessaria.

Nonostante dieta e movimento siano strumenti fondamentali per la gestione ponderale, ci sono diversi motivi per cui le persone con obesità non riescono semplicemente a dimagrire e a mantenere il nuovo peso raggiunto:

alcune persone hanno una predisposizione che può influenzare il loro metabolismo e la risposta del corpo alla dieta e all’esercizio fisico. Su questi aspetti non possiamo fare molto: sono per la maggior parte ereditabili e non modificabili;

il corpo tende a mantenere un certo “set point” di peso, ovvero a oscillare (di poco) intorno a un numero sulla bilancia. Il set Point è nfluenzato da fattori genetici e biologici e, quando si perde peso, si attiva un meccanismo di compenso che riduce il metabolismo e aumenta l’appetito, facendo di tutto per ritornare al peso originale. Questo spiega il famoso effetto yo yo di molte diete;

gli ormoni come l’insulina, la leptina e il cortisolo giocano un ruolo cruciale nella regolazione del peso corporeo. Disfunzioni ormonali, come la resistenza all’insulina o la leptino-resistenza, possono interferire con la capacità di perdere peso;

le persone con una maggiore massa muscolare tendono a bruciare più energia a riposo rispetto a quelle con una muscolatura meno rappresentata. Non tutti, purtroppo, hanno il tempo necessario per fare il giusto movimento, che deve essere studiato su misura di ogni persona, a maggior ragione se con un quadro di obesità;

abitudini alimentari, livelli di stress, qualità del sonno e altri comportamenti quotidiani possono influenzare la perdita di peso. Ad esempio, lo stress cronico e la mancanza di sonno possono aumentare i livelli di cortisolo, favorendo l’accumulo di adipe;

le diete drastiche o eccessivamente restrittive possono essere difficili da mantenere a lungo termine. Il successo nella perdita di peso richiede spesso cambiamenti sostenibili nello stile di vita piuttosto che soluzioni a stretto giro pensate per la prova costume;

i fattori psicologici come il rapporto con il cibo, l’autostima e la gestione dello stress possono influenzare il successo nella perdita di peso. I disturbi alimentari o le abitudini alimentari emotive possono interferire con la capacità di seguire una dieta sana;

nella nostra società abbiamo continuamente a disposizione alimenti, sia fisicamente (basti pensare ai supermercati aperti 24h al giorno) sia virtualmente (i programmi e le serie tv, i profili social che trattano di cibo e alimentazione sono tantissimi). Questa esposizione continua rende difficile focalizzarsi sulle esigenze nutrizionali di ognuno di noi e separarle da un modo di mangiare disfunzionale;

il supporto di amici, famiglia e professionisti della salute può fare una grande differenza nel successo della perdita di peso. Un ambiente sociale che incoraggi abitudini salutari e che promuova un accesso universale alla salute può facilitare il cambiamento.

Vedi anche tu, quindi, perché non è sempre così semplice come dire «Devi mangiare meglio e meno e muoverti di più»?

L’impatto sociale dell’obesità

Oltre agli aspetti medici, l’obesità comporta un notevole carico emotivo e sociale. I social media amplificano il problema con messaggi come Se vuoi, puoi o i confronti Prima e dopo, che alimentano lo stigma. Questo approccio semplifica e banalizza una condizione che, come ti ho raccontanto nelle righe precedenti, ha radici biologiche, psicologiche e ambientali profonde.

Le persone affette da obesità spesso vivono anni di frustrazione, provando diete su diete senza successo. E, quel che è peggio, senza il supporto da parte del professionista sanitario che si limita, a causa della sua formazione non aggiornata, a indicare come la soluzione definitiva sia l’ennesima dieta dimagrante e del generico movimento. Cosa che, purtroppo, non solo si rivela riduttivo ma impedisce anche a chi ne ha bisogno di accedere alle cure di cui potrebbe beneficiare, non ultimi, i farmaci per trattare l’obesità che sono da poco stati approvati anche in Italia. Attenzione, però, questi farmaci devono essere prescritti da un medico specialista (endocrinologo, medico dietologo). E non per perdere qualche chilo in vista dell’estate, ma per fornire un valido supporto a chi si trova a gestire lo stato di obesità, con tutto il peso emotivo, relazionale e fisico che comporta.

Obesità nei bambini

Per i bambini, la situazione è ancora più delicata. L’obesità si valuta considerando anche i percentili di crescita e prende in considerazione il contesto familiare senza passare per le classiche diete… anzi! Ma se non si mette mai un bambino a dieta, come prevenire e come trattare l’obesità infantile?

Autoregolazione e densità calorica

Abbiamo visto che l’obesità non è solamente questione di ciò che si porta a tavola, ma per i più piccoli è certamente anche questione di ciò che si mangia in famiglia. Cosa significa questo? Che a noi adulti sta scegliere cosa, quando e dove mangiare, mentre ai nostri bambini resta il compito di opzionare se desiderano assaggiare e quanto del cibo proposto mangiare, sin dall’inizio dello svezzamento. Il nostro ruolo, allora, è quello di proporre con pazienza e coerenza un approccio positivo di condivisione dei pasti, portando in tavola tutto il buono di un’alimentazione varia ed equilibrata. I nostri figli sapranno autoregolarsi alla perfezione!


Nutrizionista-pediatrica

L’autoregolazione esiste ed è un impulso fondamentale nei bambini, a patto che si componga il pasto in modo equilibrato e si offrano, al piccolo come al resto della famiglia, proposte semplici e con densità calorica non ingannevole.


Il concetto di densità calorica è molto importante da comprendere ed è alla base del principio di autoregolazione. Permette ai bambini (e agli adulti) di saziarsi di cibi che apportano la giusta energia, privilegiando quelli con un alto valore nutrizionale come cereali anche integrali, legumi, frutta e verdura e, in misura minore, carne, pesce, uova e latticini. Tutto questo consente di portare in tavola una dieta sana ed equilibrata.

Esistono però alimenti ad alta densità calorica: sono cibi che saziano poco e sono molto palatabili. Li conosci di sicuro: parlo di snack dolci e salati, prodotti da forno molto ricchi e di pasticceria artigianale o fatti in casa, ma anche le opzioni del fast food. Ma ce ne sono altri molto più subdoli perché non li consideriamo cibi calorici… eppure vengono inseriti quotidianamente nell’alimentazione dei bambini senza darci troppo peso. Sono i succhi di frutta, i biscotti farciti, le barrette energetiche, le merendine (con alta densità nutrizionale ma con basso potere saziante) e molti altri. Queste loro caratteristiche portano a mangiarne in quantità maggiore rispetto a quanto sarebbe auspicabile in una dieta sana e, a lungo andare, a disregolare l’equilibrio calorico oltre che gustativo dei più piccoli, che, abituati a sapori così intensi, richiederebbero spesso e, a volte, esclusivamente questo tipo di alimenti.

Noi adulti possiamo ragionare sul fatto che, quando consumiamo cibi ad alta densità calorica, dobbiamo porre un limite alla loro quantità e frequenza, ma i più piccoli vanno certamente pilotati in questa scelta, conciliando la loro curiosità alimentare con il soddisfare il loro stimolo della fame.

Ne ho parlato nel carosello Instagram che ti lascio di seguito e che ti invito a recuperare, se te lo sei perso.

Affrontare l’obesità dei bambini: un percorso per tutta la famiglia

Ma cosa succede se, nei più piccoli, ci ritroviamo già in una situazione di obesità? Come far sì che una condizione infantile o adolescenziale sia correttamente gestita e non si ripercuota con le sue conseguenze in età adulta?

Il percorso per affrontare l’obesità in famiglia coinvolge tutti i componenti, con interventi sull’alimentazione e sul movimento, sull’ambiente che circonda il bambino (a casa, a scuola, con gli amici, durante lo sport) e sul linguaggio scelto dai genitori, che deve essere sempre di accoglienza e mai di giudizio. Il piccolo, di riflesso, seguirà un miglioramento naturale dello stile di vita e raggiungerà il peso che per lui rappresenta un valore sano, come parte del migliore stato di salute possibile. Dopotutto, nei bambini in stato di obesità non si punta alla perdita di peso, ma, complice la crescita, si attende una più fisiologica distribuzione del grasso corporeo badando a sedimentare, nel tempo, abitudini salutari.

Il mio videocorso “Bimbi, a tavola! ti spiega questo e tanti altri concetti legati alla sana alimentazione in famiglia, con le sue lezioni da guardare tutte le volte che desideri e la guida pratica che ti permetterà di prevenire errori comune nella nutrizione infantile, portando tranquillità durante i pasti e permettendoti di acquisire le conoscenze essenziali per come garantire la salute e il benessere del tuo bambino.

Bimbi-a-tavola

Insomma, l’obesità è una patologia molto difficile da comprendere per i diffusissimi pregiudizi con cui ancora si accompagna e richiede un approccio empatico e scientifico. Cambiare il modo in cui la società percepisce questa malattia è fondamentale per ridurre lo stigma legato all’eccesso di peso e rendere più facile l’accesso alle cure. Come immagini, il discorso è molto complesso e, se cerchi una soluzione personalizzata, è il momento di iniziare un percorso con uno specialista che sappia affrontarla al fianco della famiglia: io sono a tua disposizione!

Verdiana Ramina

Data ultima modifica: